Ventilazione meccanica controllata

1. Che cos’è la Ventilazione Meccanica Controllata e a cosa serve?
LA VMC è una tecnologia messa a punto all’inizio degli ‘70 quando si constatò che inserendo materiale isolante nelle pareti e installando serramenti a tenuta stagna, si potevano ridurre i fabbisogni energetici in maniera considerevole, ma si andava ad influire negativamente sulla salubrità dell’edificio. Infatti il ricambio dell’aria interna e l’evacuazione degli inquinanti domestici venivano a mancare, mentre prima avvenivano grazie alle infiltrazioni attraverso i serramenti. In questo modo si creavano problemi di condensa e muffe sulle pareti, nonché ristagno di gas ed odori dovuti alla cottura dei cibi, di formaldeide ed altre sostanze chimiche emesse dagli arredi e dalla costruzione stessa. Queste condizioni portano a quella che viene definita sindrome dell’edificio malato. Allora si pensò ad un sistema di ricambio aria forzato che fosse sempre in funzione, 24 ore su 24 e per tutto l’arco dell’anno, e che andasse a sostituire lo spiffero che ormai non esisteva più, ma con una differenza fondamentale: la possibilità di controllare esattamente le portate, limitando al minimo indispensabile il ricambio dell’aria e quindi gli sprechi di energia, cosa che con lo spiffero era evidentemente impossibile.

2. L’apertura delle finestre non è sufficiente a garantire il ricambio?

In una costruzione moderna no.

3. Come funziona la VMC?
La VMC si basa su un ventilatore a basso assorbimento elettrico e bassa rumorosità che estrae l’aria in continuo dai bagni e dalle cucine.
La portata è regolata grazie a particolari bocchette che la limitano a quanto previsto in fase di progetto, oppure che la fanno variare in base alla maggiore o minore umidità relativa interna o alla presenza o meno di persone. In questo modo il ricambio sarà maggiore o minore a seconda della effettiva qualità dell’aria interna e quindi della reale necessità di ricambio. L’aria estratta viene reintegrata immettendone altrettanta nelle camere da letto e nei soggiorni. Ciò può avvenire direttamente dall’esterno, grazie ad apposite griglie di transito poste sui serramenti o sui cassonetti degli avvolgibili, oppure, nei sistemi a recupero di calore attraverso una rete di distribuzione e bocchette di mandata. In questo caso si recupera parte dell’energia termica dell’aria espulsa cedendola a quella immessa.

4. Quanta energia termica può venire recuperata?
Attualmente esistono scambiatori di calore in grado di recuperare fino al 90% dell’energia termica dall’aria estratta cedendola all’aria immessa. In questi casi il ricambio è ad esempio di 100 mc/h, ma dal punto di vista termico è come se fossero 10 mc/h, perché ho recuperato il 90% dell’energia termica. Nonostante l’uso di energia elettrica per alimentare i ventilatori, grazie all’uso di motori elettrici particolarmente performanti e a reti di distribuzione dell’aria a bassa pressione, il bilancio energetico è decisamente a favore di questi sistemi di ventilazione rispetto allo spiffero di buona memoria. Infatti le case a bassissimo consumo possono essere fatte soltanto ricorrendo a sistemi di ricambio aria di questo tipo e non ricorrendo all’apertura delle finestre. Questo perché, dopo aver ridotto al minimo le dispersioni di energia attraverso le pareti e le superfici finestrate degli edifici, bisogna necessariamente incidere sulla riduzione delle dispersioni per ventilazione e ciò non può essere fatto eliminando il ricambio dell’aria per non incorrere nella sindrome dell’edificio malato.